Consiglio Pastorale

Compiti e modalità di lavoro dei consigli

Il Consiglio pastorale parrocchiale e di comunità pastorale

Ambito di competenza: il progetto pastorale

Il Consiglio pastorale ha come compiti fondamentali l’elaborazione, l’aggiornamento e l’applicazione del progetto pastorale parrocchiale (cf. cost. 143, § 3). Tale progetto attua per la concreta parrocchia o comunità pastorale le linee del piano pastorale diocesano, rappresentato da quanto stabilito nel Sinodo 47° come precisato dai programmi diocesani annuali.

Anche a livello parrocchiale o di comunità pastorale sarà compito del Consiglio pastorale stabilire ogni anno un programma concreto di azione pastorale, dedicando a tale incombenza già le ultime sessioni dell’anno pastorale che si sta per chiudere.

Restano evidentemente di competenza del consiglio tutte le altre questioni pastorali, non esclusi i problemi pubblici e sociali della comunità, la cui trattazione e soluzione appaiono necessarie per la vita della parrocchia o della comunità pastorale. Si avrà cura, però, che le decisioni assunte siano sempre collocate all’interno del programma parrocchiale annuale.

Sarà preoccupazione del Consiglio tenere costantemente presente la comunione con il decanato, così che le decisioni prese per la parrocchia o per la comunità pastorale si inseriscano organicamente negli orientamenti decanali, in particolare quelli assunti nell’ambito del consiglio pastorale decanale. Potranno essere utili a tal fine occasioni di incontro unitario, a livello decanale, tra CPP, CPCP e Consiglio pastorale decanale.

Le questioni economiche sono di competenza del Consiglio per gli affari economici (cf. can. 537), sebbene si iscrivono negli orientamenti tracciati dal Consiglio pastorale, cui compete formulare un parere previo in ordine: all’assunzione delle scelte di natura economica con un forte rilievo pastorale, alla determinazione di quali siano i beni necessari alla vita futura della comunità e alla decisione di alienare beni che fossero di aggravio per la loro gestione (cost. 148 § 2, lettera c).

Il CPP e il CAEP dovranno stabilire di comune accordo la quota percentuale delle entrate del bilancio parrocchiale da destinare ad attività caritative, a prescindere da quanto raccolto con entrate straordinarie (cost. 331). Analogamente CPCP e CAECP stabiliranno la percentuale del bilancio che ogni parrocchia deve destinare ad attività caritative (sempre a prescindere da quanto raccolto con entrate straordinarie), tenendo tuttavia conto della diversa realtà di ogni singola parrocchia.

CPP e CPCP dovranno favorire un rapporto attivo con il Consiglio pastorale diocesano, diffondendo tra i consiglieri i documenti trasmessi dallo stesso. Quando richiesti, affronteranno con grande cura le tematiche proposte a livello diocesano per la riflessione e la decisione dei CPP e dei CPCP

Natura dell’attività e rapporto con altri organismi (commissioni)

Il Consiglio pastorale è un organo decisionale, con le precisazioni date sopra a proposito del rapporto tra presiedere e consigliare, che riprendono le chiare disposizioni della cost. 147, § 2 (cf. 1.6).

Non sono di competenza del Consiglio pastorale i compiti direttamente di carattere esecutivo e organizzativo. Tali compiti spettano agli organismi e alle commissioni competenti, anche coordinati tra loro. Al Consiglio pastorale tocca individuare, promuovere, indirizzare, animare, coordinare e verificare tali realtà, che dovranno essere adeguatamente rappresentate nel Consiglio pastorale (cf. cost. 149, § 1). «Qualora, per motivi obiettivi, non fosse possibile costituire un’apposita commissione, si garantisca lo svolgimento delle attività pastorali relative da parte almeno di qualche singola persona» (cost. 149, § 2), sempre con la promozione e il coordinamento del Consiglio parrocchiale.

Spetta alla singola parrocchia o comunità pastorale stabilire quali siano le commissioni da costituire (nelle comunità pastorali si distinguono commissioni di tutta la comunità pastorale e commissioni parrocchiali), definendone la natura stabile (ad es. per la liturgia, la carità, la famiglia) o transitoria e i criteri di periodico aggiornamento nella composizione.

Nell’ambito della programmazione delle proprie attività il Consiglio deve prevedere anche momenti di preghiera e di riflessione, soprattutto di carattere ecclesiologico. Il Consiglio in quanto tale, però, non è ambito di preghiera, di celebrazioni, di catechesi, ma deve mantenere la propria natura di soggetto responsabile delle deliberazioni pastorali della comunità. Evidentemente i membri del Consiglio dovrebbero essere i primi a partecipare alle celebrazioni liturgiche e alle iniziative catechetiche e formative della comunità parrocchiale.

È del tutto evidente che CPP e CPCP non sostituiscono, abolendoli, i diversi fenomeni associativi presenti e operanti nella parrocchia, ma li valorizzano, li stimolano e li coordinano, così che ciascuno tenda, secondo i propri specifici carismi, al bene dell’intera comunità.